Sabato 8 febbraio si svolgerà un importante evento organizzato dal Bellaria Rugby: incontreremo FRANCESCA VITALI, Psicologa dello sport e docente dell’università di Verona, Collegio didattico di scienze motorie. E’ stata Presidente nazionale dell’Associazione Italiana di Psicologia dello sport e dell’esercizio (AIPS). Dal lo scorso anno collabora con la Federazione Italiana Rugby (FIR). Il convegno si svolgerà presso l’Università della Terza età, in Via della Stazione Vecchia 12 a Pontedera, dalle ore 15.00 alle ore 18.00. L’incontro è ovviamente aperto a tutte le discipline sportive, gratuito, ma data la limitata capienza della sala si raccomanda la prenotazione inviando una mail con il proprio nome e il numero dei posti richiesti all’indirizzo pontederarugbyeventi@gmail.com
Ma da cosa nasce, e soprattutto a cosa serve, questo incontro? Lo chiediamo al Dott. Mattia Reino, psicologo, nonchè nostro storico rugbista e coach del minirugby.
Da cosa nasce l’esigenza di creare questo evento?
L’evento con la Dott.ssa Vitali si inserisce perfettamente nel percorso formativo che il Bellaria Rugby ricerca per il proprio staff tecnico, il quale prevede un’educazione a 360 gradi attraverso un lavoro di equipe multidisciplinare. Per questo motivo collaboriamo già da anni con diverse figure professionali come preparatori atletici, fisioterapisti, podologi e nutrizionisti. A maggior ragione crediamo che sia nostro dovere prenderci cura di pari passo degli aspetti fisici come di quelli cogniti e mentali, soprattutto in un’età delicata come quella dello sviluppo e dell’adolescenza.
In quanto psicologo, ritiene che i genitori siano adeguatamente informati sul loro ruolo a bordo campo?
Purtroppo a livello nazionale la nostra cultura sportiva è carente e questo ha conseguenza negative sui nostri ragazzi; spesso i genitori con cui veniamo a contatto sono estranei al mondo dello sport e nonostante le buone intenzioni rischiano di rendere vano un progetto educativo che deve essere condiviso e andare in parallelo sia dentro che fuori dal campo. Per questo motivo vogliamo dare ai genitori dei nostri ragazzi gli strumenti e le nozioni di cui hanno bisogno per poter crescere non solo atleti migliori, ma persone migliori.
Rugby e psicologia hanno quindi finalmente un punto di incontro?
Chi non lo conosce è solito pensare al rugby come ad uno sport fatto tutto di muscoli e niente cervello, al contrario è un gioco dove il fattore “testa” spesso è determinante e anzi chi riesce a mantenere la lucidità per gran parte degli 80 minuti ne esce vincitore. Non è facile non farsi travolgere dalle emozioni mentre si partecipa ad un gioco così fisico, e quindi può capitare di prendere scelte di gioco sbagliate e dettate dalla foga. Essendo poi uno sport di squadra entrano in scena tutti quei meccanismi di gestione del gruppo che sono la base per esprimere un buon gioco in campo, soprattutto nel rugby dove difficilmente la differenza la fa un solo giocatore, ma le azioni che portano alla meta più facilmente sono quelle dove ognuno fa il suo dovere mettendosi al servizio del compagno.
In che modo lo psicologo può aiutare gli atleti o le società sportive?
Anche nel mondo dello sport, ma è un problema ancora presente in altri contesti, come la scuola o il posto di lavoro, è necessario sdoganare la figura dello psicologo come “dottore dei matti” e invece rendere questa professionalità più accessibile a tutti in ottica di benessere e salute mentale, oltre che fisica. Per quanto riguarda lo sport, lo psicologo si occupa di lavorare sulla motivazione, la gestione delle emozioni, le dinamiche del gruppo, la comunicazione tra l’atleta/squadra con l’allenatore e lo staff oltre che al miglioramento della performance con tecniche appropiate.